Quando l’amore fa male
Nonostante molte (non ancora tutte, purtroppo) persone possano essere considerate indipendenti e realizzate in ambito lavorativo, sul fronte affettivo ancora troppe di loro celano una profonda insicurezza accompagnata dal terrore dell’abbandono. Sono svariate (e talune “insospettabili”) le persone che fanno il centro del proprio equilibrio e identità il rapporto col partner, investendo in esso in maniera eccessiva.
Quando l’Amore, quel sentimento gioioso, piacevole, inebriante e positivo si trasforma in un’incessante, (s)travolgente ossessione provocando sofferenza, non si parla più di Amore, ma di relazione disfunzionale.
Cos’è che crea sofferenza? In primis l’assenza di reciprocità nella relazione. Certe relazioni sono caratterizzate da un elevato grado di dipendenza nei confronti del partner e, la parte più infida e pericolosa, sta proprio nella perdita della propria identità, autostima e libertà. Viene accettato e, ancor peggio, giustificato qualsiasi sopruso, umiliazione, manipolazione da parte del partner per non essere lasciati.
Ma quali sono le caratteristiche di una persona a rischio?
difficoltà a riconoscere i propri bisogni e tendenza a subordinarli a quelli degli altri
convinzione che, per essere amati, si debba essere sempre disponibili e sacrificare i propri interessi a favore degli altri
autostima pericolosamente bassa e sensazione di non meritare la felicità e la serenità
mancanza di attrazione verso persone emotivamente equilibrate
autolesionismo emotivo
È così facendo che si resta invischiati in rapporti di dipendenza affettiva con figure idealizzate ma frustranti, verso cui si compiono sacrifici eccessivi pur di vederli felici.
L’estremo di una relazione disfunzionale è rappresentato dalla Dipendenza affettiva: “ … una forma patologica di amore che si caratterizza per un’assenza di reciprocità all’interno di una relazione, in cui solo uno dei due dona amore e fa del legame con l’altro (problematico e sfuggente) l’unica ragione di vita.” [Roberti, 2013]. Quindi, aggiungerei, se la persona con cui siete in relazione toglie invece di aggiungere colore alla vostra vita non è in nessun modo amore; se permettete all’altro di ferirvi non siete innamorati né di voi stessi né del partner.
Chi sono i protagonisti di una relazione disfunzionale?
Il primo ed indiscusso attore è il NARCISISTA, colui/lei che è pervaso da un grande senso di grandiosità e si aspetta che gli altri la riconoscano. Crede di essere unico e speciale, sfrutta gli altri per i propri fini noncurante dei mezzi, arrogante, aggressivo se frustrato. Manca di empatia e tende a dominare, svilire, umiliare, isolare il partner. Uno dei suoi comportamenti classici consiste nell’irretire il partner con manifestazioni “amorose” (LOVE BOMBING) facendolo sentire unico. Passa poi a mortificare la vittima con battute fuori luogo ed offensive allo scopo di ferirvi (SARCASMO). Un altro step sta nell’isolare la persona dai familiari, dagli amici, dai propri spazi (ISOLAMENTO): perché? In primis perché considera il partner di sua proprietà, poi perché deve ripararsi da eventuali critiche e “messe in guardia” da parte dei reali affetti del partner. Non mancano mai le frasi ad hoc per generare nel partner il senso di colpa senza motivo: “Ma come ti sei vestita oggi?” - “Preferisci i tuoi amici a me?” - “È solo colpa tua se sto così male” – “La tua famiglia non ti ama, ha sempre preferito tuo fratello a te!” - “I tuoi amici non mi piacciono” … e potrei andare avanti all’infinito. Solitamente sparisce poi dalla vostra quotidianità senza farsi sentire per giorni o risponde in maniera distaccata senza apparente motivo (GHOSTING), ma in realtà è per agganciarvi ancora di più. A seguito di una discussione o qualcosa che crede possa averlo ferito, non risponde né ai messaggi né alle telefonate (SILENZIO PUNITIVO). Molto spesso diffonde informazioni ingannevoli su di voi allo scopo di isolarvi e danneggiarvi (CAMPAGNA DIFFAMATORIA). Questi sono solo alcuni esempi di violenza psicologica che può essere accompagnata anche da violenza fisica. Se vi dice che è geloso/a e quindi non dovete uscire, allenarvi, trascorrere del tempo con la famiglia, NON È PERCHÈ INNAMORATO/A!!! NON È’ AMORE MA POSSESSIONE.
L’altro protagonista di una relazione disfunzionale è la VITTIMA. È una persona caratterizzata dal terrore dell’abbandono e, quando ciò si verifica, si rinforza l’idea di non essere degna di affetto (“se mi ha lasciato significa che non valgo niente”). Col tempo, queste persone consolidano il pensiero erroneo secondo cui le fonti di sostegno e affetto sono esclusivamente gli altri e mai se stessi, scegliendo però partner incapaci di amare. Una delle tante illusioni nutrite dalla vittima è quella di poter cambiare il partner: mi dispiace infrangere questo sogno, ma è impossibile e non avrebbe nemmeno senso. La vittima di una relazione disfunzionale tende a cambiare i propri gusti personali e, ancor peggio, i propri obiettivi di vita in base alla volontà del partner (ad esempio, qualora presente, rinunciare al desiderio di maternità solo perché il proprio partner non vuole oppure licenziarsi contro la propria reale volontà).
Le domande più frequenti che mi vengono rivolte sull’argomento sono:
“Come faccio a lasciarlo/a?”
Decidere di porre fine ad una relazione è più facile a dirsi che a farsi, perché comporta l’uscita zona di comfort che la persona si è creata in quel contesto. È altrettanto vero che, rendervi conto di sentirvi imprigionati in una relazione in cui non esistete più, in cui la sofferenza è pane quotidiano, è sicuramente un input a proprio favore! È un po’ come la prima volta sugli sci: guardi la discesa, ti tremano le gambe, chiudi gli occhi e ti dai la spinta. Occorre lavorare sulla motivazione al cambiamento e sulla costruzione di una solida autostima poiché divenire consapevoli del proprio valore permette di concepire il mondo e le relazioni da un’altra prospettiva.
“Quanto tempo ci metterò a stare bene?”
Innanzitutto è assurdo pretendere di stare subito meglio. Alle ferite inferte dal proprio partner serve tempo e modo per risarcire. State col dolore. State con la rabbia. State con la nostalgia. State con la tristezza. State con la gelosia. Grazie anche ad esercizi pratici suggeriti dal terapeuta, sarete in grado di confrontarvi e dialogare con le vostre emozioni! Pensate a come utilizzare bene il vostro tempo, quel prezioso tempo che per troppo tempo vi è stato tolto.
“Mi innamorerò ancora?”
Al momento, vivere il presente è la scelta migliore. La risposta, comunque, è: sicuramente. Sicuramente vi innamorerete di voi stessi e questa sarà la vera scoperta, la vera rinascita. Conquisterete il cuore più prezioso: il vostro.
“INNAMORATI DI TE, DELLA VITA, E DOPO DI CHI VUOI” [F. Kahlo]
articolo a cura della Dott. ssa E. Betti, psicologa