HBsAg (antigene di superficie virus epatite B)
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Queste malattie virali, denominate epatiti, sono note fin dall'antichità e sono state responsabili di epidemie dove il numero di persone in condizioni ambientali forzatamente carenti era elevato e quindi c'è stata una ampia diffusione dell'infezione. L'epatite virale è un esempio di come lo studio epidemiologico ha contribuito alla conoscenza della malattia molti anni prima che si scoprissero gli agenti eziologici, i virus. Infatti, senza conoscere il virus, si era capito che era importante la conservazione degli alimenti, l'acqua inquinata e le condizioni igienico-sanitarie in cui si vive. I principali virus sono dell'epatite A, dell'epatite B, dell'epatite C e dell'epatite D che causano epatite acuta e cronica in Italia, più del 50% dei casi.
Il Virus dell'epatite A (HAV) appartiene alla famiglia dei picornavirus del genere Enterovirus e in particolare enterovirus 72, ha al suo interno un singolo filamento di RNA, ha un involucro complesso ed è stabile a pH acido e ad alte temperature. L'infezione si verifica per ingestione del virus, che ha contaminato alimenti o acqua, o mediante la balneazione in acque contaminate o tramite contagio interumano diretto tipico nell'età scolare. Nella maggior parte dei casi lievi all'infezione non segue nessun sintomo della malattia e i paziente guariscono senza nessun tipo di trattamento. Nelle forme più forti, che si hanno dopo qualche settimana dall'infezione, compare l'ittero (colorazione gialla della pelle) che è causato del danno degli epatociti il quale si evidenzia con l'innalzamento degli enzimi epatici in particolare le ALT. Il quadro clinico dell'epatite A decorre quasi sempre in maniera benigna e nel giro di un mese si assiste a un rapido ritorno alla normalità e scomparsa degli enzimi epatici e ittero. Tutte le persone che sono state infettate dal virus HAV, una volta sconfitta la patologia, risultano immunizzate dal virus in maniera permanente. Attualmente è stato identificato un solo antigene e pertanto la diffusione dell'infezione viene valutata tramite la ricerca di anticorpi contro questo antigene (anti-HAV). La prevenzione può essere fatta tramite il vaccino che viene somministrato in due dosi a distanza di 6 mesi. Il virus dell'epatite B (HBV), è stato classificato nella famiglia degli Hepadnaviridae, virus a DNA, con l'enzima trascrittasi inversa (enzima che sintetizza il DNA tramite RNA come stampo). L'infezione comincia con l'accesso del virus nel sangue. sperma o liquidi vaginali. Le manifestazioni cliniche sono simili a quelle dell'epatite A ma questa malattia può diventare cronica, portando ad insufficienza epatica, cirrosi e tumore del fegato. La forma cronica è la più pericolosa, dura almeno 6 mesi e questo perchè il sistema immunitario non riesce a eliminare tutto il virus e può portare a insufficienza epatica cronica e cirrosi epatica. Questa forma si ha nei bambini che hanno ereditato l'infezione dai genitori o sotto il quinto anno di età. La forma acuta dura meno di 6 mesi, in quanto il sistema immunitario di un adulto riesce a eliminare più facilmente il virus. La diagnosi è abbastanza complessa e avviene sia nel siero che nel sangue con la ricerca e il dosaggio di antigeni specifici del virus e di anticorpi prodotti dal paziente (antigeni di superfice oppure andando ad analizzare il DNA). La prevenzione in italia è previsto il vaccino per i bimbi sotto i 12 anni di età ed è consigliabile per tutti i soggetti a rischio sia lavorativo che sociale. Il virus dell'epatite C (HCV) è un virus che come gli altri due attacca il fegato e porta all'infiammazione. La maggior parte dei soggetti affetti di HCV non riscontra nessun sintomo anche per anni e solo quando sono evidenti i danni al fegato se ne accorgono. Il virus HCV è come detto un virus che infetta il fegato come la maggior parte dei virus dell'epatite, ma l'infezione da HCV è considerata fra le più gravi. Il virus si trasmette attraverso il contatto con sangue infetto, tipicamente attraverso lo scambio di siringhe infette o, meno facilmente, per trasmissione sessuale o parenterale (di madre in figlio). I sintomi iniziali sono simili a molte altre patologie e infatti molti non si rendono conto di avere un infezione da HCV, tra i più comuni febbre, nausea e affaticamento. La diagnosi prevede vari test tra cui quello della carica virale (numero di virus presente nel sangue) e il genotipo (HCV RNA genotipo, HCV RNA quantitativo/qualitativo). In generale non è necessario un trattamento, nelle forme più gravi si utilizzano farmaci antivirali per molti mesi a vari dosaggi creando comunque dei danni collaterali. In situazioni estremamente compromesse si prende in considerazione anche il trapianto di fegato che comunque non elimina il problema. Al momento, nonostante ci siano svariate sperimentazioni, non è ancora disponibile sul mercato un vaccino efficace contro il virus HCV, che determina l'epatite C, quindi la prevenzione è fondamentale e prevede di eliminare tutti i fattori di rischio; utilizzare siringhe monouso, preservativi nei rapporti, attenzione quando si fanno tatuaggi o piecing. Il virus dell'epatite Delta (HDV), descritto per la prima volta in Italia, è un virus con un genoma di RNA di piccolissime dimensioni che è incapace di replicarsi in assenza del virus dell'epatite B. Questo virus, associato sempre al virus dell'epatite B, ha un elevato potere patogeno correlato al danno citotossico. L'infezione può avvenire in due modi: coinfezione con HBV in un oggetto suscettibile al virus dell'epatite B o superinfezione in un soggetto portatore di HBsAg (antigene nucleare dell HBV). I danni più gravi avvengono nel secondo caso in quanto il virus può replicarsi infinitamente e aggrava l'epatopatia dovuta al HBV e questo determina una forma di epatite grave che porta a un epatite cronica e cirrosi. Si diagnostica tramite il rilevamento dell'antigene delta nel fegato. La prevenzione è la stessa per l'HBV.
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